mercoledì 29 maggio 2013

Ouvrir une porte. L'Auditorium di Pigna



Se la vocina suggerisce aprire tutte le porte, sempre, io lo faccio, ché dietro ogni porta c’è una sorpresa. Quindi apro il portone in legno che ho davanti ed entro.
Aspetto che gli occhi si abituino alla diversa intensità della luce, mi porto verso il parapetto che ora finalmente intravedo a lato del foyer e mi affaccio. Un pavimento in legno nero, una gradinata con i sedili richiusi, pareti forate come le murature medioevali, nove sedie disposte a emiciclo e nove musici seduti, sotto il cono di luce degli spot.
Nove musici, niente abito di scena ma leggii, partiture e strumenti. Ogni musico assomiglia al proprio strumento; il flauto porta le ballerine, è esile e parla sottovoce; oboe e clarini sono indisciplinati e ridono spesso, fagotto e controfagotto parlano poco e sempre a proposito. Poi ci sono i corni; mi domando cosa spinge una persona ad imparare a suonare il corno.
Il primo corno dirige, osserva i compagni, solfeggia sulla partitura indicando gli accenti, il secondo annuisce e puntualizza. Poi il primo corno dà il via, con un movimento deciso della testa.
Iniziano a suonare e la sala si accende di una musica limpida, e quando la musica è limpida si può vedere, si possono seguire le onde disegnare l’aria, rincorrersi e saltellare fino a scomparire. Rapita le seguo, le onde, le guardo accarezzare le mura nude, rimbalzare sulla cupola in mattoni e scorrere lungo l’assito sopra la gradinata.
L’ultima onda si dissolve, le labbra si staccano dagli strumenti; il primo corno svuota il suo ottone dalla saliva, corregge gli oboe e sprona il flauto, il fagotto produce una nota bassa e il clarinetto pulisce l’ancia.
Riprendono; il flauto è timido ma dovrebbe essere sfrontato. Prova e riprova l’attacco, chiede scusa e prova ancora. Pazienti gli altri aspettano; quando il flauto dà il via proprio come il primo corno vorrebbe, gli ottoni e i legni entrano in successione e la musica può danzare.
Finito. Il flauto si alza, inciampa, volano gli spartiti, li raccoglie, saluta i compagni.
Finito. Esco, il portone di legno mi riporta sulla terra.
Devo googolare per capire a pieno. Le pareti in terra cruda, la volta in mattoni, l’assito al soffitto e i fori, tutto è studiato per la perfezione acustica. Un gioiello di architettura contemporanea incastonato a 224 metri di altitudine in un paese di 102 anime, in Balagna. Un comune morente che investe in cultura, trasformando la sua agonia in eccezione; oggi vengono da tutta Europa per registrare in questa sala.
Architettura che diventa musica, ed è bastato aprire una porta.

domenica 5 maggio 2013

Doppia informazione


L’omicidio di Castagneto mi ha colpito per la quantità di livelli di lettura possibili.
L’episodio si racconta in poche parole. Una ragazza di 19 anni finisce il turno serale in pizzeria e la mattina dopo la trovano in fondo a una piana, seminuda, morta. Viene fermato un uomo, un segalese, e rilasciato. Poi un secondo senegalese, il presunto omicida, grazie alla segnalazione di un connazionale.

In questa vicenda ci sono tutti i temi :
c’è una ragazza che si fidava
c’è un uomo violento
c’è una violenza oscena
c’è un senegalese pericoloso in Italia per mancato controllo
c’è un senegalese coraggioso in Italia con regolare permesso
c’è un paese di 9.000 abitanti stravolti dal dolore
c’è un paese di 9.000 abitanti di cui 1.000 immigrati perfettamente integrati
ci sono le forze dell’ordine determinate
ci sono giornalisti che seguono la notizia
ci sono i social network che la diffondono
ci sono i giornali che arrivano il giorno dopo.
Metto da parte la questione del crimine commesso, si commenta da sé.
Sottilineo l’aspetto che mi ha fatto pensare. Ho seguito la vicenda sul web attraverso twitter e facebook, e sul cartaceo con il Tirreno. Dal web ho avuto gli aggiornamenti in tempo reale in 140 caratteri e collegamenti con tutti gli argomenti affini. Nel web ho visto la professionalità e l'empatia di chi se ne è occupato, la pochezza dei poveri di spirito e la ricchezza delle anime salve.
Sul giornale ho avuto gli approfondimenti necessari e la calma per riflettere. Non so come andranno a finire i social network e i giornali di carta, ma per ora questa doppia presenza è l’essenza dell’informazione.