venerdì 6 dicembre 2013

Storie in fili

- Allora non mi dai niente?
Lo dice come se davvero gli spettasse qualcosa visto che né “un euro per il caffè”, né “una sigaretta” e “neppure 20 cent”, e me lo dice con lo sguardo astioso di chi pensa ma figurati se non li hai, stracciona di merda. S'appizza una sigaretta e passa a quello dietro di me, stessa questua, stesso sguardo astioso. Me lo figuro davanti al recinto dei combattimenti a mani nude puntare sul suo campione anzi, ricevere le puntate di altri uguali a lui per sguardo e pretese.
- Non andare, raccontami cosa devi fare, come stai, dove lavori.
Lo dice prendendo a seguirmi e affiancandosi al mio passo; non gli compro il libro delle fiabe africane e neanche il giornale degli extracomunitari, allora vuole sapere se ho figli e cosa preparo loro da mangiare. Me lo figuro sulla branda di notte uscire dal portafoglio un paio di foto tessera e passarci le dita sopra.
- E toglitelo lo zaino!
Lo dice lei, con la sua messa in piega biondo Excellence o Casting o Préférence non saprei, l'espressione scocciata e la borsa a cartella di cuoio rigido giallo zafferano che un attimo prima mi aveva piantato nel costato. Quello dello zaino se lo toglie, lo zaino, e lo appoggia accanto al mio sedile abbassando gli occhi per la vergogna come un ragazzino anche se avrà almeno trent'anni, è difficile indovinare l'età degli asiatici. Me la figuro tornare a casa questa mamma stronza e dire la stessa cosa con lo stesso tono alla figlia, prima di prendere l'appuntamento per il ritocco della tintura.
- È proprio bella la sua fascia per capelli, signora.
Lo dice alzando la paletta per fermare il traffico e farmi attraversare la strada e attraversando le rispondo che l'ho fatta io e ci vogliono 20 minuti con i ferri n. 8. Me la figuro arrivare a casa e togliersi divisa e cappello, sciogliersi i capelli castani liberando quei bei boccoli ordinati e luminosi che vorrei avere anch'io, e infilarsi una fascia per capelli prima di cucinare qualcosa per cena.
Un po' sono stanca di seguire i fili delle microstorie che mi si proiettano ogni giorno davanti agli occhi, è una patologia.
Ma il mondo è un bel film, tutto sommato.

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