Matteo ha lo sguardo rassegnato mentre passa tra i tavoli con il
vassoio in mano, penso per il fatto che a centodiciotto passi dal bar dove
lavora hanno eretto il tendone in fashion pvc di un qualche evento della
settimana della moda. Quindi ogni volta che attraversa il marciapiede per
portare le ordinazioni deve fare una pausa per far passare una Britney Spears
che si tiene sul braccio lo strascico in poliestere per non sporcarlo, una
Morticia Addams che carambola sul tacco 12 o un Fra’ Cionfoli in tenuta da
marinaio coreano con i pantaloni acqua-in-casa.
Matteo lavora in uno di quei
bar di Corso Sempione dove se ordini “una Becks e un po’ di patatine”,
dall’aggeggio che tiene alla cintura tipo ausiliario del traffico esce un
biglietto che devi portare alla cassa quando vai a pagare, dove c’è scritto
“una Becks e un po’ di patatine” e mi viene da chiedermi in che modo
quantificheranno il “un po’” alla cassa.
Matteo si trova con il tendone in fashion pvc a centodiciotto passi, Morticia
che carambola sul lastrico davanti al bar e un aggeggio alla cintura che stampa
scritte tipo “un po’ di patatine”. Per forza ha lo sguardo rassegnato, mi viene
da pensare, ma forse no. Magari è proprio la sua fisionomia.
In effetti quando arrivo al banco e faccio il mio ordine Matteo il
rassegnato si illumina: “Davvero lo vuole corretto? è così raro qui servire un
caffè corretto” e mi sembra un entusiasmo eccessivo e mal riposto, vista la ragione. Ma
penso che non sia comunque entusiasmo da buttare via, giacché è riuscito a
smuoverlo dalla sua rassegnazione.
Nell’entusiasmo mi prepara il caffè e mi fa scegliere il rum per la
correzione, e parliamo delle nostre origini e di dove siamo e di dove finiremo,
come in una sitcom che si rispetti.
“E poi oggi è caldo” dico, ché c’è afa e si suda, maledetta mezza stagione,
e mentre finisco la frase entra una signora che indossa un piumino nero a tre
quarti stretto in vita, e un cappello di lana a forma di cresta di gallo che le
copre pure le orecchie. Chiede dov’è la toilette.
Matteo torna a farsi rassegnato, e la battuta sulla grolla dell’amicizia
me la tengo per me, ché non voglio mica infierire.