Al momento di fare i biglietti stanno facendo il sound check è già mi stanno simpatici.
Lo
smilzo puntuto con i basettoni, il ragazzone con i capelli raccolti e
la fanciulla con i denti bianchi e lo sguardo rivolto in basso mentre
intona il pezzo.
“Tanto quando finisce lo spettacolo delle otto e
mezza li troviamo qui che suonano, non vi preoccupate” dico alle ragazze
che comunque hanno proprio fretta di entrare al cinema.
Ieri è stato l’ultimo giorno di scuola, festeggiare è dovuto.
Gli
occhi ancora bruciano per il maledetto 3D, però basta attraversare la
strada per dimenticarsene. Qualche gruppo di varia gioventù e non più
tale nei pressi della pedana, due botti da vino a far da tavolo, coperte
di bicchieri e sgabelli high-tech sotto l’ombrellone che protegge dalla
guazza marina.
Un sacco di cellulari accesi per condividere l’evento e una chitarra, un’armonica e una voce.
“ma tu le conosci queste canzoni, mamma?”
“li conosco sì, hanno la mia età, questi pezzi” e fanno parte del doppio rosso dei Beatles, ma che glielo dico a fare.
I
tre sono proprio bravini, e io non ho per niente voglia di tornare a
casa. Ci uniamo ai gruppi, le ragazze ipnotizzate dai suoni allegri che
volano dalle casse.
I tre musici passano con disinvoltura
quasi sfacciata dal medley di Love me do e Can’t buy me love, a Life is
life che è un pezzo che ho sempre odiato, ma la fanciulla che ora tiene
lo sguardo dritto avanti a sé ha una voce che mi ricorda Patty Smith e
anche un po’ Siouxie. Per cui va bene anche lifeislife, nana nananà,
visto come la interpreta.
Non ho la macchina fotografica,
ovviamente, e a poco sarebbe servita. Non potrei usarla per fissare la
sensazione di aria fresca sulla pelle e di allegria che m’arriva da
questa stradina laterale di Viareggio. Ma ho il blocchetto degli
appunti, e persino la penna, e decido di usarli. Osservo e fisso nella
memoria, e ogni tanto scrivo, perchè stasera ho proprio voglia di
raccontare.
Il ragazzo che esce dall’enoteca con la bevuta
nel bicchiere di plastica come da normativa corrente ci ha messo del
suo, e con la torcia puntata sul fondo del bicchiere ha trasformato un
gin tonic in una bevanda da cartone di Tim Burton.
La ragazza che
si avvicina alla botte porta un vassoio di sangria e stuzzichini, ha
delle scarpe esagerate verde smeraldo tacco 12, il vestito a sottoveste
in tinta e la testa che omaggia Amy Winehouse. Intorno a lei sono tutte
scarpe di corda o zeppe con unghie tinte, ed io proprio stasera ho
liberato i miei piedi dalle scarpe autunno-invernali e l’infradito da
tedesca comincia a farmi friggere la base dell’alluce.
La voce del basettone viaggia su Generale, in compagnia dell’armonica, ed Emma è contrariata perché ha saltato una strofa.
Quel
tipo che rassomiglia a Donald Sutherland in Mash mi guarda senza
vedermi, e canta felice motocicletta, dieciaccapi senza sovrastare la
voce della fanciulla, che ogni tanto trema per lo sforzo e la tensione.
Anch’io avrei sempre voluto cantare questo pezzo davanti ad un microfono
e ad un pubblico, fin da quando lo sentii al concerto dei Litfiba al
Rolling di Milano. Un milione di anni fa, o forse due.
Le ragazze hanno sete e pure io.
M’affaccio
dentro, il locale è piccino, ha le pareti bianche un sacco di scritte
rosse sui muri. Ma mica me le posso copiare tutte, anche perchè l’omino
alla cassa mi guarda con le pupille a punto interrogativo.
“la birra ce l’ho solo artigianale”
“allora un prosecco, e un bicchiere d’acqua”
La
vita è troppo breve per bere vino scadente, mi si dice con la vernice
rossa, ma questo prosecco non onora il motto esposto sull’architrave.
Wish you where here mi chiama da fuori, io rispondo. Esco, e un po’ devo
cantare perchè i Pink Floyd sono i Pink Floyd.
Il Pericolo Biondo mi tappa la bocca che la metto in imbarazzo e io torno buona buona ad ascoltare e memorizzare.
Comunque
ho una signora voce, e che cazzo, e potrei starci io, lì su quella
pedana di legno, a cantare canzoni più vecchie della mamma della
fanciullina che comunque ha tutta la mia approvazione.
“ora un
classico” ci dice sorridendo ( la claque applaude) “e se non viene bene
è colpa dello Stefanini”, che sarebbe il basettone smilzo e puntuto, e
mi accorgo ora che ha una maglietta con due tartarughe che si
accoppiano: slow poke, che non ho idea di che vuol dire, ma mi fa
ridere.
Sul tema del Mago di oz lo Stefanini si sdà e con voce
alla Louis Armstrong ci canta quant’è meraviglioso questo mondo e la
fanciulla ride e non riesce a cantare la sua strofa e anch’io e le
ragazze ridiamo, e anche la claque.
Ora posso cantare, con il
permesso del pericolo, perchè la fanciulla lo chiede. Ora sembra proprio
Siouxie, intonando The Passenger, e ci dice forza cantate il
ritornello.
Così Donald Sutherland, il ragazzo dal gin tonic
fluorescente, Amy Winehouse, i giovani e non più tali e anche un po’ le
ragazze cantano lalalala lalalala-à.
Guardo il Pericolo Biondo che ha sollevato
la testa. Gabbiani in formazione stanno volando sopra di noi, direzione
mare. Sono bianchi e lucenti come la luna.
Vivere, è passato tanto tempo