esiste un grande libro, la bibbia del pubblicitario, in cui ci siamo
tutti, ma proprio tutti: che tu sia di destra o di sinistra, dell’arco
costituzionale o extraparlamentare, consumatore consapevole o
compulsivo, ci sei anche tu. Se pensi di essere originale e attento e
sei sicuro che la pubblicità non ti può fregare, non ti illudere, nel
grande libro del target c’è un paragrafo che parla di te
Claudio Bisio (cit. a spanne)
Premetto che il film a me è piaciuto, proprio perché anch’io faccio parte di un target ben definito dal quale non posso fuggire.
Comunque
a me piace immaginare come nasce una sceneggiatura, e fare il gioco
delle differenze se il film nasce da una storia nota e raccontata un sacco
di volte. Di Biancaneve conosco parecchie versioni; da quella dei
fratelli Grimm a quella di Walt Disney, passando per le fiabe sonore e
dalle fiabe allegate al Corriere della Sera.
La fiaba di
Biancaneve, come quella di Cappuccetto Rosso, è tra le più semplici, e
per questo costituisce un paradigma. Nella versione primigenia, quella
raccolta e rielaborata dai fratelli Grimm, Biancaneve racconta la storia
del bruco che diventa farfalla. La matrigna (l’autorità materna messa
in discussione) caccia la figlia al compimento del suo settimo anno di
età (inizio della seconda fase dell’infanzia). Lei fugge braccata dal
cacciatore (la sessualità), incontra i nani (la socialità) vive un
periodo sereno (la coda dell’infanzia e dell’età dei giochi) ma poi
scatta la mela (l’ormone), cade nel sonno simile alla morte (la crescita
e la confusione) e dopo altri sette anni (a quattordici, inizio
dell’adolescenza) esce dalla sua bara di cristallo (l’infanzia, la
famiglia) risvegliata dal principe. E vivono felici e contenti.
- In
“Biancaneve e il cacciatore” non cambia il tema principale, ma il punto
di vista, e lo scorrere del tempo diventa sovrano. La fiaba viene
narrata in un’atmosfera molto vicina a quella dei fratelli Grimm,
gotica, sporca e truce. Il racconto viene però smontato e rimesso
insieme con nuova poetica, e ne esce almeno un personaggio con una forza
straordinaria. Il mio plauso va alla matrigna, figura spietata e
collerica, la cui freddezza apparente si trasforma all’improvviso in
rabbia feroce, nella quale mi riconosco, per via della mezza età e del
fatto che le rughe intorno agli occhi fanno innervosire pure me. A lei
la sceneggiatura regala persino una giustificazione, un flash back sulla
sua infanzia, che spiega la nascita del suo rancore e il dono non
chiesto del suo potenziale distruttivo. Anche la matrigna cattiva ha
avuto una madre, cattiva, guarda il caso.
- Sappiatelo: Cucciolo
muore. E non è tutto, c’è pure un ottavo nano, il nano papà, che si
chiama Miur, come il nostro ministero dell’istruzione. Infatti è cieco,
ma almeno lui è veggente.
- C’è un omaggio alla foresta oscura di
Walt Disney, il mio pezzo preferito. Ho sempre pensato che la foresta da
incubo di Biancaneve, il momento di crisi di Alice e il sogno di Dumbo
ubriaco fossero dei viaggi lisergici, edulcorati perché rivolti a
bambini, ma comunque dei bei trip. Qui la foresta oscura è un luogo
incantato, pericoloso grazie ad alcuni simpatici funghi che sollecitati
emettono le spore tossiche che regalano a Biancaneve un trip
allucinogeno degno di un rave party. Naturale che a quel punto gli
alberi si trasformino in serpenti e gli insetti si moltiplichino,
aspirando delle spore così parleremmo con i tronchi pure noi.
- Ho
apprezzato moltissimo un paio di citazioni del cartoon: il ballo di
Biancaneve con Cucciolo ed “ehi oh andiamo a lavorar” cantata da uno dei
nani immerso nei liquami (“se ora si mette a fischiare lo picchio” dice
l’altro, per ribadire) oltre a una citazione del Gladiatore (“come un
sol uomo” messa lì talmente a sorpresa che sono scoppiata a ridere).
- Altro
grazioso giochetto della sceneggiatura è la questione del bacio. Il
primo bacio ricevuto da Biancaneve è il bacio dell’inganno, e con quel
bacio finisce nel sonno simile alla morte; il secondo bacio, di sangue
blu, è un bacio inutile e nostalgico, e non ha forza sufficiente da
salvarla. Solo il terzo bacio sarà quello buono, il bacio del reietto.
- Biancaneve
svegliata dalla morte diventa guerriera, affronta la rivale e la
sconfigge. Ma non vivono felici e contenti, lei e il principe, né lei e
il cacciatore. Mica si sposa, siamo nel terzo millennio, perdinci:
Biancaneve è una splendida single e viene incoronata regina.
- In
camera di mia nonna stava un grande specchio, grande quasi quanto una
parete, con una cornice di noce lucida e due scalini sulla base. Io
salivo sul primo scalino e mi osservavo. Se mia nonna mi trovava lì
davanti intenta guardarmi mi diceva: “levati di lì, che nello specchio
c’è il diavolo che ti prende e ti rapisce”. Io ero piccina e a questa
cosa del diavolo non credevo, però da lì mi ci levavo, visto mai. Ecco,
nel film lo specchio è un grande piatto d’oro e il diavolo è una statua
di metallo liquido che ricorda quello di Terminator II. E alla fine,
quando la matrigna è sconfitta, Biancaneve si guarda riflessa in quello
specchio. Attenzione, lo specchio è pericoloso per tutti.
- Ovvio
che in tutto questo discorso sul film devo far finta di non vedere gli
sguardi fieri, le mascelle serrate, il respiro affannoso e le labbra
socchiuse che pullulano nella pellicola, perché so’ americani e ce li
devono infilare un po’ dappertutto e il target non sono mica solo io,
c’è tanta altra gente da conquistare per il botteghino. E a volere dirla
tutta Biancaneve ha un po’ troppo la faccia da Twilight, ma vabbe', le
passerà.