Racconto
Credo che quasi tutte abbiano avuto un fidanzato
storico, cioè uno con cui sei stata un sacco di tempo e che ora non ci
stai più. Questo fidanzato, quando non era ancora storico, mi ha
regalato la macchina fotografica, la sera prima della mia partenza per
l’Erasmus.
Ho vissuto nove mesi a Oporto, avevo 24 anni e studiavo architettura.
Con
questa macchina ho fotografato le nuvole nel cielo e la mia
ombra sul muro bianco. Poi ho cominciato a fotografare dalla finestra
quello che succedeva sotto la mia casa portoghese. Una rissa tra donne, i
tavolini pieni di studenti a bere birra la sera, le baracche del
mercato, le cantine del Porto, la regata delle barche storiche, e quelle
a vela degli inglesi che risalivano il Douro. Mi sono persa il suicida
dal ponte don Luiz, però ho fotografato i palloni di san Joao. La
manifestazione per la pace durante la prima guerra del golfo, un
festival di saltimbanchi, e pure i fuochi d’artificio. Succedevano un
sacco di cose nella piazza della Riberia.
Sono tornata a Milano,
con la mia macchina fotografica regalata dal mio fidanzato, e ci siamo
lasciati. Ma poi ci siamo rimessi insieme ed è diventato storico.
Quando dopo nove anni ci siamo lasciati davvero ho ricominciato a fotografare.
Facevo
l’architetto, avevo 33 anni. Andavo alla montagnetta a correre e Milano
era bellissima. Andavo in bicicletta, e mi sembravano belli persino i
muri dello scalo Farini, quell’inutile torre piastrellata, il ponte di
via Quadrio, i lavori del passante sotto casa.
Fotografavo i
lavori notturni alla ferrovia, la gente sul tram, i miei amici della
grotta, e tanti ritratti, tutti miei. Quello tipico, il fotografo che si
fotografa, o quello fatto allungando il braccio e calcolando la messa a
fuoco.
Poi ho conosciuto mio marito, sulla
spiaggia di Viareggio, lui era bellissimo, ma per davvero. Aveva una
macchina fotografica automatica, e usavamo la sua.
La mia macchina fotografica è finita nel cassetto della
ribaltina. C’è stata poco, perché è nata la nostra prima bimba, e allora a rotta di collo, foto a manetta, centinaia di scatti. Quando è
nata la seconda figlia ci eravamo attrezzati con una macchina digitale.
Lei, la vecchia, non ha retto il colpo, è tornata nel cassetto della
ribaltina.
Quando la prendo in mano mi piacciono il suo
peso e la sua materia, mi piace il rumore dell’otturatore allo scatto,
mi piace la posizione che assumo quando guardo nel mirino e il modo in
cui si fa tenere in mano.
Mi piace così tanto che mi sa che non la
vendo. Non è che ci sia affezionata in modo particolare, però so che
lei mi guardava ogni volta che evolvevo, mentre io guardavo attraverso
lei.
E però magari, vendendola, posso attirare su di me una nuova evoluzione. Magari è magica.
Allora farò così, io la vendo, ma voi non fatevela scappare.
Desidero
Non
lo desidero da sempre, anzi questo desiderio si è materializzato
stamattina sotto la doccia. Allora mi sono convinta a partecipare.
Il TEDESCO: voglio imparare il tedesco. Prima pensavo che fosse una lingua orrenda, ma ero giovane e non capivo niente.
Quest’inverno
ci siamo trovati, mio marito ed io, a dovere cercare lavoro, perché la
crisi è globale. Ci siamo informati per andare a fare la stagione in
Trentino.
Ma in Trentino si trova lavoro solo se sai il tedesco.
A
noi piace il Trentino. Gli architetti conoscono il loro mestiere, le
imprese edili anche. Costruiscono le case con il legno e senza impianto
di riscaldamento, perché usano i sistemi passivi.
Alla gente piace bere e mangiare, il vino è buono e siamo molto vicini ai luoghi del Prosecco.
Ci sono i lupi, le marmotte e le aquile.
Io
vorrei che le mie bimbe vivessero in un posto dove se alzi gli occhi
puoi vedere le aquile volare. E ci vorrei vivere anch’io, e pure mio
marito.
Così se voglio andare a vivere in Trentino, devo imparare il tedesco.
un estratto da questo racconto è stato letto da Matteo Caccia nella trasmissione "Vendo tutto" del 4 giugno 2010, lo potete ascoltare qui
un estratto da questo racconto è stato letto da Matteo Caccia nella trasmissione "Vendo tutto" del 4 giugno 2010, lo potete ascoltare qui