sabato 27 agosto 2011

Accumulatore differenziato

- Ora mettilo qui.
- No
- Avanti, senza storie.
- Non posso, è interessante
- Figuriamoci. Mettilo nel cestino.
- Ma potrebbe servire
- E cosa te ne faresti?
- Ci metto in filo argentato e diventa un pallina per l’albero di Natale
- Siamo ad aprile, sembra prematuro pensare al Natale.
- Posso fare un alberello di carta, e poi decorarlo con le palline colorate
- E’ una stagnola dei cioccolatini, ne troverai a migliaia da qui a dicembre. Progressi?
- Ieri sono andata in discarica.
- Deo gratia. E cosa hai portato?
- 38 chili di carta. Me la scalano dalla  tassa dei rifiuti.
- Bene, e poi?
- 5 chili di olio vegetale. Lo sa che è reciclabile al 98%? Ci fanno il biocarburante, l’ha detto Jacona
- Lo so. E poi?
- 2 chili e mezzo di metallo, comprese le retine del prosecco.
- E le corone? E i tappi di sughero?
- Le corone le ho tenute: tintinnano. E con i tappi magari ci avvio il fuoco quest’inverno, oppure ci faccio i tetti per le casette del presepio.
- Siamo sempre ad aprile. E poi?
- Poi il vetro, e anche la scatola dei piatti rotti. Tanto quando farò i mosaici alle pareti posso attingere dal giacimento di piastrelle rotte sul sentiero sotto casa.
- E le bottiglie?
- La batteria del portatile e la scheda della caldaia bruciata che andrebbero nell’elettrico ma la tipa della discarica non le ha pesate e le ha buttate nel nero. Però non si fa, così ero capace anch’io... Poi un sacco di plastica: le buste del cibo per i gatti, due sedie da giardino rotte, e le seggioline delle bimbe che ormai non le usano più. E una paletta per i rifiuti disintegrata.
- E le bottiglie?
- Di quelle ne ho poche, uso l’acqua del rubinetto.
- Non fare la finta tonta, i flaconi dei detersivi? E i tappi?
- Li ho tenuti, non posso buttarli: sono talmente belli. Quei colori brillanti e quelle forme così diverse. Il tappo della panna montata da spruzzare per esempio, è sferico! Lo posso usare come pallina per il detersivo. Ho letto su Altroconsumo che la pallina con il detersivo direttamente nel cestello aiuta a lavare meglio i panni a bassa temperatura. E’ per via dell’azione meccanica di sfregamento. Un po’ come lavarli a mano.
- D’accordo, ma di tappo a pallina ne basta uno per il bucato. E gli altri?
- Possono servire a un sacco di cose. Lo sa che alcuni si incastrano tra di loro meglio del lego? I tappi del detersivo con quelli dell’ammorbidente, per esempio. Sono anche in nuance di colore, verde chiaro e verde scuro.
- E cosa te ne fai?
- Quando ne avrò a sufficienza posso regalarli alla scuola materna, come costruzioni, per far giocare i bambini. Oppure ci faccio un Othello reciclato. Con quelli della Schweppes da litro e del latte nel tetrapak. Ne servono solo 64 per tipo, li incastro l’uno dentro l’altro e ci vengono fuori le pedine. Certo, quelle vere sono bianche e nere ma anche gialle e bianche va bene uguale, no? Al limite la scacchiera la faccio in tinta…
- Ma: e tutti gli altri tappi? Ne hai buste piene.
- Li tengo da parte perché ci si fanno le sedie per i disabili!
- Allora dalli ai Cattodem o agli Equosolidali.  Devi buttare, non puoi accumulare continuamente.
- Non posso pensare che tutti quei meravigliosi oggetti, con le loro forme e colori e materiali vadano perduti. Non è possibile che servono solo a “contenere” e che una volta vuoti non servano più. L’uomo non può aver usato il suo ingegno per realizzare cose che servono solo a “contenere”. Devono aver un altro scopo, un'altra funzione.
- Ce l’hanno, li metti nell’apposito cassonetto e vengono riutilizzati.  Cambiano forma ma la sostanza rimane.
- Non è la stessa cosa, quegli oggetti sono belli in sé. Sono perfetti nella loro forma. Si tratta solo di scoprire per loro una nuova funzione.
- Gli oggetti che accumuli sono progettati con uno scopo. La loro bellezza non è oggettiva, ma intrinseca nella loro funzione.
- Sa, ho costruito uno scatolofono una volta, con un contenitore del pesce in polistirolo e qualche elastico, come hanno fatto alla Gaia Scienza.
- Signoriddio, e cosa ne hai fatto?
- L’ho fatto vedere alle bimbe; l’hanno suonato e si sono divertite.
- Per quanto tempo?
- 48 secondi.
- Poi cosa ne hanno fatto?
- Lo hanno messo in camera a prender polvere.
- Appunto. Vediamo cosa tieni nella tua borsa. Queste?
- Nocciole. Le ha raccolte il pericolo biondo e mi ha chiesto di custodirle.
- Quando?
- 15 giorni fa.
- Te le ha più chieste?
- No
- Allora puoi buttarle. Se un bambino ti fa custodire una cosa e non te la richiede nel giro di mezza giornata, ha perso interesse e la puoi tirar via. Sentimi bene: la tua famiglia ha diritto di vivere in un luogo sano e ordinato. Non puoi accumulare qualunque cosa ti sembri degno.
- Ma mi saranno utili, posso…
- Lo so, le so tutte. Coi cd puoi farci il caleidoscopio o i portafotografie, le cartucce della stampante le puoi far rigenerare, con le buste termiche del supermercato puoi rivestirci le bottiglie o farci le pochette per le merende delle tue figlie, nelle latte dei pelati puoi metterci a dimora le piantine e con i biglietti del treno ti ci potrai fare i filtri.
Non funziona così, devi liberarti di quanto hai messo da parte fino ad ora. Nella prossima seduta voglio vedere le ricevute della discarica.
- Dottore, non credo di farcela.
- Puoi e devi. C’è un provvedimento della Polizia Sanitaria. Tu sei qui per farti curare, ricorda che io sono la tua ultima possibilità, dopo di me c’è il ricovero coatto. La seduta è terminata, puoi passare alla cassa.
- Cassa? Ma le sedute fanno parte del Trattamento di Assistenza e Supporto Psicologico per gli Accumulatori Compulsivi inserito nel Programma di Ordine e Salute Mentale Nazionale. La prestazione è gratuita per quelli con patologia certificata.
- Spese di segreteria. Sono 130 troni.
- Alla faccia. Posso pagare con le monete da 5 cent?

lunedì 22 agosto 2011

Donna Olivia

Quando ho sentito suonare il campanello mi sono affacciata, sicura che non fosse il mio. Mi sono affacciata e l’ho visto in strada; aveva i capelli raccolti in una coda bassa e lo sguardo rivolto a valle, verso la città. Le ginocchia piegate appoggiate al muretto, il mento lievemente alzato, annusando l’aria come se profumasse. Subito dopo di me si è affacciata la padrona di casa, al piano di sotto.
“Non ci posso credere” ha esclamato, ha richiuso la finestra ed è scesa in strada.
Le loro voci entravano in casa dalle finestre lasciate aperte alla ricerca di aria fresca, così non ero affatto sorpresa quando è stato il turno del mio campanello.
“ No che non mi dispiace, certo che può venire a vedere. Se non ti disturba il disordine”.
“Ma figurati, non hai idea di come mia madre tenesse la casa”
L’avevo già visto tantissime volte in paese, e poi era sparito. Solo ora scoprivo chi fosse: il ragazzo che abitava nella casa in cui ora vivo io.
“Avete spostato il tavolo qui. In effetti, almeno vi godete il caminetto quando mangiate”
Poi si è diretto rapido in corridoio, e girandosi verso di me “Dai, avete messo il cronotermostato. Avete fatto bene, non hai idea del freddo che abbiamo patito”. Ha osservato il termostato estasiato, poi è entrato in cucina, e ha posato le dita sulla caldaia, accarezzandola con i polpastrelli. “Quella non l’abbiamo cambiata”, gli ho detto io e lui “Lo vedo, è sempre lei. Salta ancora la scheda con i fulmini? Ne abbiamo cambiate a decine. Ora posso andare in camera mia?”
Non pensavo e invece la sua camera è quella in fondo al corridoio. Quando siamo entrati in casa vedendo che avevano messo la lavatrice proprio lì, l’abbiamo destinata agli ospiti, sapendo che sarebbe stata in realtà la lavanderia. Montagne di panni lavati e da lavare che si rincorrono tra cesti, pavimento e letto.
“Sicuro, ma dammi un minuto, gli do’ una parvenza d’ordine”. Raccatto dove posso e come posso e lo faccio entrare. Poi lo lascio solo, quasi vergognandomi di essere entrata in camera sua.
“Si sono trasferiti in Canada –mi spiega la padrona di casa- la mamma ha trovato lavoro là, ma a lui Piazzano è rimasto nel cuore. Prima gli ho offerto un biscotto del Bandoni, e lui si è commosso, mentre mi raccontava le attese in strada del furgone del panaio e le colazioni con quei biscotti. Mi ha fatto una tenerezza”.  Ma l’ultima frase l’ha detta abbassando il tono, vedendo che il ragazzo era uscito dalla camera.
“Vieni a vedere le altre stanze”. Gli faccio strada: “Questa è la nostra camera, e questa è la camera delle bambine. Abbiamo cambiato un po’ di cose, portato qualche mobile”, ma mentre parlo mi rendo conto che non ho più la sua attenzione, ormai catturata dalla finestra del soggiorno.
“Che bella vista che c’è da qui. Peccato che quella è solo Sant’Anna. Se si potessero vedere le mura sarebbe meraviglioso, ma anche così è proprio bella”
Ma pensa, è Sant’Anna. E io che l’ho sempre spacciata per Lucca. Però sì, è davvero una bella vista.

Anch’io ero tornata, una volta. Avevo vissuto dieci mesi a Oporto e l’anno successivo ero tornata. Avevo abitato nella Rua Cima do Muro, accanto alla piazza della Ribeira, una casa bellissima con una vista mozzafiato sulle cantine del Porto e sul fiume. Durante quell’anno avevo frequentato l’università, ero uscita la sera e camminato per i quartieri, ma i momenti che mi sono rimasti dentro sono quelli passati alla finestra. Il cielo sempre in movimento, il fiume così imponente, il ponte Don Luiz, la piazza della Ribeira che si riempiva e si svuotava, come in Koyaanisqatzi.
Guardavo giù per vedere chi avesse suonato al campanello, per poi scendere ad aprire, guardavo quando l’autobus percorreva il ponte, perché facevo in tempo a scendere e arrivare alla fermata, aspettavo che il sole tramontasse e la piazza si riempisse, così potevo unirmi alla vita notturna.
Se dimenticavo la chiave del portone, c’era Donna Olivia, al primo piano. Era sempre affacciata, e quando vedeva la menina italiana aspettare seduta sul muro, mi chiamava e mi lanciava la chiave legata ad uno spago. Io aprivo e lei ritirava su la chiave.
Quando sono tornata, sono passata sotto alla casa di rua Cima do Muro e mi sono seduta, aspettando di sentire Donna Olivia chiamarmi. Mi avrebbe tirato la chiave e sarei salita, stando attenda a percorrere le scale di legno sul lato della parete, perché erano vecchie e pericolanti. Sarei arrivata con il fiatone al terzo piano e sarei entrata nel grande salone centrale. Avrei sentito sotto i miei passi lo scricchiolio del legno e avrei scostato la tenda che nascondeva l’alcova che mi avevo protetto tante notti.
E poi, mi sarei affacciata alla finestra. Anzi, le avrei girate tutte e cinque. Avrei guardato il fiume, il cielo, la piazza. Avrei seguito il movimento delle persone nella piazza, e le barche attraccare al molo, e aspettato di vedere il treno passare sul ponte Eiffel. Avrei annusato l’aria e cercato le differenze sperando di non trovarne. E poi sarei uscita, perché il viaggio nei ricordi è come un sogno e non può durare troppo a lungo.
In quel pomeriggio sono stata la Donna Olivia che non avevo trovato a Oporto e mi ha fatto piacere. Non si entra facilmente nei sogni degli altri.

mercoledì 3 agosto 2011

Luce semaforica rossa

Il semaforo è rosso, ma non c’è nessuno. Guardo a destra. La strada è deserta. Il semaforo è sempre rosso. Schiaccio il bottone. Aspetto. Ma ‘sto verde quando arriva? Vabbè io passo, tanto non viene nessuno.
-Favorisca i documenti.
-Prego?
-Favorisca i documenti.
-Mi scusi, ma favorisca i suoi.
-Io non devo favorire niente a nessuno. Non vede il distintivo? Io sono un Ausiliario della Disciplina.
-La carta di identità va bene?
-Lei  mi favorisca il documento, se va bene glielo dico io. Questo documento di identità è scaduto da due mesi. Mi favorisca un documento valido.
-Non me n’ero accorta. Allora la patente.
-Signora, mi sta prendendo in giro? Questa patente è un duplicato.
-Sì, ma l’ho fatto alla Motorizzazione.
-Cosa vuol dire? Dal controllo istantaneo risulta che questo è un duplicato emesso in seguito allo smarrimento dell’originale.
-Infatti, ho perso la patente e l’ho rifatta.
-Dal controllo istantaneo risulta che il documento originario emesso nel 1986 non è mai stato rinnovato.
-Alla motorizzazione mi hanno detto…
-Lei ora non è alla motorizzazione. Lei ha attraversato la strada con il rosso. E non ha un documento valido. Dal controllo istantaneo risulta che la sua autovettura non ha ancora fatto la revisione.
-Ma cosa c’entra, mi scusi, io sono a piedi.
-In ogni caso la sua autovettura non ha la revisione. O no? Inoltre risulta che lei è in arretrato con il bollo. Almeno dal 2002.
-Sì, in effetti. Sa com’è, un po’ la mancanza di soldi, un po’ la mancanza di tempo, gli impegni familiari… certe scadenze passano nel dimenticatoio.
-Non mi interessano le sue motivazioni personali. Lei ha attraversato la strada con il rosso, non ha un documento valido, la sua autovettura è senza revisione ed evade il bollo da quasi dieci anni.
-Non vedo la relazione. Attraverso una strada deserta con il rosso. Ho schiacciato il bottone per il verde, ma non funziona. Mica posso aspettare in eterno, devo andare in posta a pagare le bollette altrimenti mi tagliano la luce.
-Perfetto, quindi lei è anche morosa.
-Non sarei morosa se lei mi permettesse di andare a pagare.
-Se lei avesse atteso il verde per attraversare non saremmo qui, ora. Lei è una indisciplinata totale. Dal controllo istantaneo risulta anche che lei non paga il Contributo Volontario per l’Informazione Nazionale. Mi dia il suo codice fiscale.
-Ma non era volontario? E poi io mi informo con la Rete Libera, non ho neanche uno sfigato tv a led da 55” in casa.
-Non le ho chiesto se ha la televisione, le ho chiesto il codice fiscale
-Perchè?
-Lo devo inserire nel verbale.
-Quale verbale?
-Il verbale per la violazione della Disciplina. Lei è in contravvenzione.
-Mi sembra quanto meno fuori luogo, per aver attraversato la strada con il rosso perché il pulsante del verde non funzionava e la strada era deserta.
-Se è fuori luogo non spetta a lei deciderlo. Guardi che se continua così sarò costretto a metterla in stato di fermo.
-E di quanto sarebbe questo verbale?
-50 troni per l’attraversamento con il rosso, 220 per il documento d’identità scaduto, 625 per la patente non in originale, 1.000 tondi tondi per la revisione, 4.863 per il bollo, 12.325 per l’evasione del contributo volontario. In totale fanno 20.000 troni
-Ma che conto ha fatto? Guardi, così a spanne non mi risulta una cifra tonda. E poi che cifra è, con 20.000 troni mi ci compro casa.
-Perché, non ha ancora comprato casa?
-Perché, è vietato?
-No, però è passibile di contravvenzione. Secondo il Codice di Comportamento Disciplinato è regola di buon senso diventare proprietari immobiliari entro i 30 anni di età e prima di aver costituito un nucleo familiare a autonomo. Dal controllo istantaneo risulta che lei ha 45 anni, nel suo stato di famiglia risulta un coniuge, due figli in età scolare, tre animali da compagnia conviventi, nello specifico due gatti e un cane.
-Ci può aggiungere pure un topo, grazie a quei tre indolenti mangiapane a tradimento. E quindi?
-Quindi lei è in stato di fermo. Mi segua alla centrale.
-Ma scusi, lei mi porta alla centrale per essere passata con il rosso e quel tipo con l’audi che ha quasi travolto quella ragazzina sulle strisce, o quell’altra mercedes parcheggiata sulla rampa per i disabili…
-Non è che siccome altri commettono delle infrazioni allora lei può considerarsi meno colpevole. Inoltre io sono un Ausiliario per la Disciplina dei Pedoni. Il controllo per quel genere di infrazioni spettano agli Ausiliari per la Disciplina degli Automobilisti. Mi segua senza fare storie. Ho detto mi segua, non mi preceda. Ausiliare della Disciplina n.471 a centrale. Sto inseguendo un’appartenente alle Brigate Indisciplinate Clandestine. Chiedo rinforzi. Si allontana molto rapidamente lungo i viali, reiterando il reato di attraversamento stradale  con la luce semaforica rossa.